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nincrocLe opere di questo Maestro del Novecento sono state caratterizzate dalla purezza del segno e delle forme, dipinte in una semplicità lirica che ha contraddistinto il percorso artistico dell’autore. La sua ricerca pittorica è iniziata negli anni Sessanta, studiando maestri quali Rembrandt, Goya, Eduard Lunch, i Fauve, gli espressionisti tedeschi, in particolare Max Beckmann. E’ morto a Milano nel febbraio del 2018.

Ho conosciuto Nino Crociani, pittore e incisore, nel novembre del 2012, in occasione della sua mostra d’incisioni, dipinti e disegni dal titolo “La boxe degli anni ‘50 tra mito e memoria”, allestita a Milano nel Circolo Arci Bellezza (in uno spazio denso di storia umana e cinematografica, poiché fu la palestra, dove Luchino Visconti girò le scene di pugilato di “Rocco e i suoi fratelli” nel 1960). Crociani aveva passato gli ottant’anni, maIL-MITO-DEL-CORPO_1-per-web per l’età era carico d’entusiasmo e ancora impegnato a dipingere con vitalità. Riservato e cortese, istintivo ma dalla spiccata personalità, sempre disponibile a fornire informazioni sulla sua pittura, dimostrandosi ancora perfettamente al corrente dei problemi estetici e culturali del nostro tempo. Sulle pareti stavano appesi dipinti, incisioni, disegni, che rappresentavano il mondo del pugilato, con atleti plastici, ma dai volti tumefatti, carichi di gloria e fatica, o suonati e sofferenti per la sconfitta. Boxeur, seduti o in piedi, dai corpi sfiniti, le braccia stanche per i colpi ricevuti, ma anche per quelli inferti all’avversario, in cui l’artista aveva ricercato l’identità del soggetto, trasformandola in forme espressioniste. Questi personaggi non erano descritti nel momento dell’azione, ma sottesi nei visi e nei corpi dei protagonisti, le cui espressioni figurative esprimevano la fragilità e la precarietà dell’uomo e della sua condizione esistenziale. Le varie composizioni, tutte di ottima esecuzione, soprattutto quelle incisorie, non erano, però, collocate in un contesto narrativo, ma indipendenti e slegate le une dalle altre. Questo è quanto ricordo di quella mostra.

Ho potuto, in seguito, ammirare altre sue opere pittoriche e grafiche, soprattutto con eros senza titolosoggetti di figure, in svariate posture o in ritratti, indagate non tanto nelle fisionomie, ma nel loro animo profondo. Da queste immagini sortiscono espressioni simboliche che paiono affiorare da un magma luminoso e segnico, cariche di apprensione ed espressività di forte impatto emotivo. Interessanti anche i temi del nudo, realizzati in periodi diversi, con i corpi carichi d’energia fisica, se maschili; eleganti e sensuali, quelli femminili. Le donne, per lo più, sono colte di spalle, o nella loro massima estensione o accovacciate su se stesse. I corpi, poi, sono segnati dalla stanchezza o dal piacere o nell’espressività spogliata della carne e intesa come scavo nel profondo dell’interiorità. Quella di Crociani è una ritrattistica, in particolare scelta tra pugili, attori e attrici del passato, che in uno scatto improvviso del suo disegno, talvolta diventa perfino urtante, brutale nella deformazione del volto, del corpo o semplicemente di un arto.

La sua pittura è sempre stata di rifiuto alla pigrizia delle poetiche ufficiali e al conformismo; è la pittura di un Maestro che ha cercato l’arte non nell’astrazione, ma crociani_nino-senza_titolo_OM68b300_10241_20130920_36_68 (1)nella vita di tutti i giorni, tra difficoltà, gioie e contrasti. E’ in questo contesto sociale che egli ha voluto indagare, esprimendolo poi in opere di disarmante realismo. Al centro dei suoi interessi c’era l’essere umano con la propria personalità, colto anche nei gesti più quotidiani, con una figurazione assimilata dall’espressionismo ed elaborata in chiave contemporanea. Per arrivare a questo suo scopo, Crociani si era servito, oltre che dei pennelli e dei colori, soprattutto della grafica, producendo incisioni, puntesecche, acqueforti, acquetinte, xilografie, sfruttandone tutte le risorse: dalla carta alle lastre di zinco, rame, alluminio e ferro corroso.

Giuseppe Possa

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Nino Crociani – pittore e incisore – nasce a Civitella di Romagna nel 1930. Si laurea nel ninocroc1955 in Giurisprudenza a Ferrara. Inizia a dipingere nel 1958, folgorato dalle opere di Edward Munch, dopo un soggiorno in Norvegia. Dal 1958 al 1962 frequenta i corsi di pittura e incisione all’Accademia di Belle Arti di Bologna dove, nel 1961, presenta la sua prima personale, alla Nuova Galleria di Via Farini. Nello stesso anno espone anche alla Galleria Il Bulino di Ferrara. Subito dopo, si trasferisce a Milano e accompagna la sua attività artistica a quella di insegnante che lascerà nel 1985. Numerose sono le personali da lui allestite: tra le altre, alla Galleria L’Agrifoglio di Milano nel 1967, alla Galleria Ghelfi di Verona nel 1970, alla Galleria di Porta Ticinese a Milano nel 1974, a Ferrara nel 1980 e 1993. Partecipa pure a numerose collettive, in Italia e all’estero. Muore a Milano nel febbraio del 2018.