E’ ormai consuetudine chiedere all’amico Franco Esposito di Stresa – fondatore e direttore della prestigiosa rivista “Microprovincia” – un suo giudizio scritto in occasione dell’uscita di nuovi volumi (o della loro ripubblicazione) i cui autori abbiano o abbiano avuto con lui un rapporto di stima, se non di sentita amicizia o siano in qualche modo legati alla pubblicazione periodica lacustre, le cui uscite annuali rappresentano un vero e proprio evento per gli appassionati sinceri del mondo letterario non solo provinciale (quest’ultimo, peraltro, ormai ridotto al lumicino).
Così non poteva passare in ‘silenzio’ il fresco nuovo saggio critico di uno dei più apprezzati neuropsichiatri, nonché appunto fine scrittore, Eugenio Borgna il quale – dopo lo scomparso Vassalli – rimane per Franco Esposito uno dei personaggi più ammirati e considerevoli. Infatti, con il suo “Le passioni fragili” (pubblicato da Feltrinelli nel settore ‘Campi del sapere’ dove erano già comparsi i seguenti volumi: “La solitudine dell’anima” 2011, “Di armonia risuona e di follia” 2012, “La dignità ferita” 2013, “Il tempo e la vita” 2015 e “L’indicibile tenerezza. In cammino con Simone Weil” 2016), l’autore prosegue nelle sue analisi viscerali di tutto quanto tende a rendere problematica, triste o drammatica l’esistenza umana, a partire certo dalle malattie mentali (del cui studio è libero docente presso l’Università di Milano), ma anche e soprattutto dagli aspetti legati al rapporto fra pazienti e operatori sanitari (e relative strutture), a quello fra le persone in generale e fra queste e il contesto sociale… con un richiamo specifico e allarmato ai danni provocati dal mondo virtuale creato dall’uso dei media. Un percorso fra l’altro di acuta spiritualità e intensità poetica che non poteva non riguardare infine anche le nuove generazioni, le cui “passioni fragili” devono essere oggetto dell’attenzioni di tutti.
Pubblichiamo dunque di seguito le considerazioni di Franco Esposito sul libro di Eugenio Borgna che è anche primario emerito di psichiatria all’ospedale Maggiore di Novara.
La Red Azione
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