DOMODOSSOLA – La scomparsa del pittore Giuliano Crivelli, avvenuta oggi, lascia un vuoto incolmabile nella cultura ossolana. La musica e l’arte furono le sue due passioni, al punto che, quando in tarda età smise di suonare, proseguì a dipingere musicisti e i loro
svariati strumenti, che qualche anno fa raggruppò in un catalogo, “The saxophone on jazz parade”: un “concertato” variopinto di grafiche, incisioni, tecniche miste e disegni che, raffigurati in immagini “suoni” e scale “musicali” (l’autore è stato professore di musica, dando pure vita a diversi gruppi e complessi). Quel catalogo gli fu tradotto e stampato in inglese e ricordo ancora Crivelli, ormai ottantaquatrenne, con che entusiasmo m’informava di ritorno dagli Stati Uniti, del successo che aveva ottenuto quell’anno durante il jazz festival di Detroit, dove era stato invitato a esporre per l’occasione nel salone antistante al Millenium Auditorium del Marriott, nel centro del grattacielo della General Motors. Christopher Collins, saxofonista, presidente e direttore artistico del Festival, tra l’altro, scrisse: <<Crivelli è quel raro artista che esiste in molteplici dimensioni e che irradia maestria, virtuosismo e una singolare visione della condizione umana>>.
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