di Giuseppe Possa
Ha trent’anni, quando Paca Ronco nel 1983 lascia Torino, dov’era nata, per trasferirsi in Val d’Ossola, a Pieve Vergonte. Da qualche anno aveva un po’ tralasciato la pittura perché assorbita dagli impegni familiari, con i bambini piccoli da crescere; ma quassù, nella tranquilla vita di montagna, ritrova lo spirito giusto per riprendere la propria passione giovanile. Fin dall’infanzia, infatti, possedeva un naturale talento per il disegno e una spiccata attitudine per il colore che la porteranno a compiere studi artistici. Nei primi anni Ottanta, quindi, Paca ricomincia a dipingere ritratti originali di amici e conoscenti e poi, attratta da atmosfere metafisiche e surreali, inizia una personale produzione pittorica, che, affinata negli anni, sia nel tratto che nelle sfumature cromatiche, giungerà ad abbracciare temi esistenziali, ma pure di più ampia efficacia espressiva delle immagini, nel rapporto formale e contenutistico (“Controcorrente”, “Nostalgia”, “Deterioramento”). Continua a leggere
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