DOMODOSSOLA – Non si è ancora spento il clamore suscitato da “Vietato morire”, il romanzo di Rocco Cento (Ed. Mnàmon, Milano) – in cui l’autore, ribaltando le paure umane con un divieto, tanto d’attualità in questo periodo, racconta dell’ordinanza di un sindaco che impedisce la morte ai viventi, anche per le difficoltà che la salute pubblica incontra perché troppo cara – che già è in edicola il secondo libro di una sua trilogia. Trilogia, scritta a partire dal 1990, che allo scrittore, un pensatore fuori dal coro, è servita per sviluppare la sua ampia visione del mondo, in quanto aveva bisogno di elaborare un testo esteso, che non era possibile esporre in un solo romanzo: un po’ come Proust, nella sua “Recherche”. A Cento, che da giovane fu anche assessore alla cultura del Comune di Domodossola, città dov’è nato nel 1954 e che in passato ha già dato alle stampe tre raccolte di poesie e due libri di prosa, facciamo qualche domanda.
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