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Da giovane consumavo il caffè doppio ristretto in tazzina piccola e lo bevevo anche aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaprima di andare a dormire, come oggi del resto, lungo però, per cui trovarmi tra le mani il libro di Luca Ciurleo, <<1000 e un caffè – I molti volti di un rito sociale>>, è stata una gradita sorpresa e l’ho “gustato” tutto d’un fiato, con piacere. L’autore in esso propone, per le Edizioni Landexplorer, una breve storia di questa preziosa bevanda, a partire dalle leggende. Una delle più curiose chiama addirittura in ballo Maometto, che un giorno sentitosi male fu soccorso dall’arcangelo Gabriele con una pozione nera creata da Allah e al profeta tornarono le forze. Di sicuro, il caffè si affermò in Medio Oriente e i Veneziani, grazie ai loro commerci, furono i primi a farne uso e a diffonderlo in Europa nel Seicento. Da allora, è uno dei piaceri più apprezzati nel mondo.

I luoghi in cui si preparava e si sorseggiava divennero anche centri d’incontri culturali, di diffusione d’idee, ritrovi per intellettuali e artisti di ogni epoca. Scopo di questa ricerca è proprio quello <<di fornire una doppia lettura alla “fenomenologia” del caffè, inteso sia nel suo duplice significato di luogo dove si consuma e quindi sinonimo di bar, sia di bevanda>>. In particolare, Ciurleo lo fa sotto l’aspetto antropologico (infatti, è laureato in Antropologia culturale ed Etnologia), analizzandone le ritualità di quello che si può definire un vero e proprio “culto”, soprattutto in Italia, dove, come lui scrive, <<la macchina espresso rappresenta il “sancta santorum”>>. L’autore, poi, propone le “infinite tipologie” di questo “balsamo del cuore e dello spirito”; i “riti” attorno ai quali noi perpetriamo il senso di appartenenza alla società, al punto da immaginare impossibile una vita senza caffè: un’abitudine che mettiamo in pratica appena svegli, come carica per affrontare la giornata, divenendo, nel prosieguo delle ore, occasione d’incontro e d’aggregazione sia nel tempo libero che al lavoro.

Lo studio di Luca Ciurleo, procede poi nei capitoli successivi – “Il bar, ovvero la ‘chiesa’ del caffè”, “Tra caffetteria, bistrot, McDonald’s”, “Musicalizziamo il caffè” – mettendo in luce come tale prassi sia ormai una consuetudine: «prendiamoci un caffè!» è l’invito più frequente che si può sentire ovunque. E’ in Italia, però, che si è sviluppata maggiormente la tradizione dell’espresso, tant’è che ogni regione ha sviluppato modalità di consumo e di preparazione diversi, declinati secondo gli usi e consumi locali.

Il libro è corredato anche di un’accurata bibliografia, di una sitografia e di una presentazione del professor Piercarlo Grimaldi, già rettore dell’Università di scienze gastronomiche di Pollenza, la cui analisi si avventura fra tradizioni (per esempio, il caffè “dul pariulin”) e innovazioni di ricette culinarie legate a questa corroborante bevanda. Il progetto grafico di copertina è di Barbara Visca.

Giuseppe Possa  

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