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In questo periodo sono uscite diverse pubblicazioni dedicate al Covid-19, alla pandemia, al lockdown, alla diatriba dei vaccini, ma il libro di Luca Ciurleo, “La società di lattice” (da inedito, tra i vincenti del premio Città di Castello 2020) è particolare, perché esamina la vicenda da una visione antropologica, che studia l’essere umano sotto diverse prospettive, indagando i suoi vari comportamenti all’interno della società. Luca, infatti, laureatosi in antropologia culturale a Vercelli, si è poi perfezionato a Torino ed ha effettuato studi e ricerche su vari aspetti di tradizioni, riti, folclore e innovazioni. Ha tenuto corsi e conferenze in Università, Fondazioni e Associazioni, in Italia e all’estero. Ha dato alle stampe numerose pubblicazioni dal suo punto di vista antropologico.

Questo libro, con la prefazione di Duccio Canestrini, antropologo, giornalista e scrittore, è un viaggio nei due anni che hanno stravolto le nostre vite, mettendo a repentaglio la nostra socialità. Abbiamo subito eliminato abbracci, strette di mano, vicinanza, il tutto sostituito dal distanziamento sociale “mascherato”. Siamo stati assaliti dalla paura, ci siamo trovati isolati in casa, ci siamo inventati, per lunghi mesi, alcune categorie di nemici, per esorcizzare la paura.

Ciurleo ne “La Società di Lattice” (dedicato alla moglie Barbara, “cuore di questo lavoro”, e alla loro figlia Rita, “per aver sopportato così strenuamente, dando diversi spunti di riflessione, la difficile quarantena”) esamina i diversi luoghi dei nostri incontri, delle nostre relazioni quotidiane o periodiche. L’abitazione (sui cui balconi all’inizio si esponevano striscioni di speranza), la strada (non più luogo di ritrovo e protesta o di aggregazione), il ristorante e il bar (che era simbolo di socialità con il rito del caffè, l’aperitivo, la lettura veloce del giornale), la chiesa (rimaneva semivuota, i sacramenti sospesi, perfino i funerali avvenivano con riti brevi, i “santoni” virologi e gli scienziati di turno alla televisione erano i nuovi “sacerdoti”) e poi i supermercati (non più ambienti dove andare con la famiglia, ma il posto dove ci si recava di fretta a fare acquisti)… e così via. Infine, nell’ultimo capitolo, intitolato “smarrire la strada”, l’autore analizza la nuova situazione, che si sta lentamente aprendo, ma poco sarà più come prima; i luoghi di lavoro e di divertimento porteranno le stimmate di un virus invisibile che ha scatenato una paura istintiva e primordiale.

<<Sostanzialmente impotente e spesso arrogante, la Scienza non ci ha aiutato a capire granché>> scrive nella prefazione Duccio Canestrini, <<salvo avallare un riassetto globale della socialità, intimando fiducia e fedeltà ai protocolli sanitari. Agitando il vessillo della comunità scientifica contro chi per varie ragioni dubitava o dissentiva, contro chi nutriva legittime perplessità sulle origini dell’infezione, sulle misure di contenimento, sulle statistiche usa e getta, sulle terapie adottate o ignorate, sui decreti incongruenti, e così via. Come se la fantomatica comunità scientifica fosse concorde e soprattutto disgiunta da economie rampanti. In poche parole – complici quasi tutti i media – la comunicazione istituzionale e i comportamenti responsabili sono consentiti nella vecchia formula totalitaria “credere, obbedire, combattere”. Ortodossia contro le eresie, militarizzazione della sanità, lessico di guerra: nemico, trincee, eroismi>>. È dunque chiaro, come ha osservato il sociologo sloveno Slavoj Zizek, siamo disposti a sacrificare praticamente tutto, pur di non ammalarci; la paura di morire non ci unisce, ci separa.

Luca Ciurleo ha voluto in questo libro guardare la nostra società con occhi diversi, come lui stesso ci suggerisce: <<Da un lato quelli del giornalista che ha “lavorato sul campo”, ma soprattutto ho interpretato i cambiamenti epocali che stiamo vivendo>>.

Questo “viaggio” ci deve far guardare al futuro, perché altri “virus” ci colpiranno, ma occorrerà non farci più cogliere di sorpresa. Dovremo, però, sconfiggere con l’altruismo, l’egoismo di oggi; con la solidarietà, l’indifferenza; ed eliminare l’odio, che i governi del mondo, attraverso l’antico detto “Divide et impera”, sono riusciti a sollevare tra noi. Neppure le guerre e le epidemie, che l’umanità ha dovuto affrontare nella sua storia, sono riuscite a togliere solidarietà tra individui della medesima specie, a volte perfino tra familiari… (e pensare che darsi la mano o abbracciarsi da sempre era un gesto di solidarietà) e questo grazie alla politica mondiale e alle grandi multinazionali economiche, finanziare, farmaceutiche, della distribuzione e delle reti internet.

Giuseppe Possa

(Giuseppe Possa e Luca Ciurleo)